«Il prossimo Giubileo sarà un anno santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella in Dio. Ci aiuti pure a ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato. La testimonianza credente possa essere nel mondo lievito di genuina speranza, annuncio di cieli nuovi e terra nuova, dove abitare nella giustizia e nella concordia tra i popoli, protesi verso il compimento della promessa del Signore». Così ha scritto papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025, che ha per titolo “Spes non confudit”, la speranza non delude. Al cuore del Giubileo – preparato, in questo 2024, da un anno dedicato alla preghiera – c’è il tema della speranza. Il papa richiama l’attenzione – e sollecita tutti a fare lo stesso – su pace, denatalità, pena di morte, giovani, anziani, malati, poveri, migranti… «Lasciamoci fin d’ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano».
«Il versetto paolino che anima la bolla di indizione dell’anno giubilare 2025 mi ha colpito per la prima volta qualche mese dopo il mio arrivo nel Seminario di Tencarola (era l’inizio del 1975) e mi è rimasto dentro come una consegna, come un regalo da aprire nel tempo – confida il vicario generale, don Giuliano Zatti – E proprio il tempo mi ha fatto capire che la speranza cristiana va invitata spesso al tavolo della vita, perché non ci si senta degli illusi, per non sembrare gente delusa, per non lasciarci abitare dal timore, o dal dubbio o dallo sconforto più di quanto non serva». Il numero 1 della bolla «invita a guardare alla Parola di Dio per trovare ancora le ragioni della speranza, che non è soltanto affidata alle nostre mani». Il numero 7 «ricorda che il tanto bene presente nel mondo chiede di essere trasformato in segni di speranza». Dal numero 25 «ricavo che speranza e fiducia camminano assieme. Aggiungerebbe don Giussani che “la speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante”. In maniera più modesta, penso a quanto sia importante che io ritorni alla sorgente più viva che mi tiene in piedi. Penso a quella «alleanza sociale per la speranza» (n. 9) che viene messa in campo quando le mani, il cuore e l’impegno di molti operano per il bene di altri. Penso quanto esercizio di serenità, di responsabilità e di futuro è giusto provare, perché non siano la paura, il disagio, l’incertezza a guidare i nostri giorni, i giorni della Chiesa e della società civile». Ancora don Zatti: «Penso alla Chiesa di Padova, in questo tempo chiamata ad animare e organizzare la speranza attraverso le piccole grandi scelte pastorali dei prossimi mesi: le parole, i numeri, gli organismi di comunione, le verifiche, i confini geografici, sono al servizio della speranza di tutti e dell’opportunità per tutti di una fede possibile. Anche in questo vedo davvero il tentativo buono di “animare e organizzare” la speranza, dandole una forma possibilmente umana e concreta, ma anche lasciandola all’imprevisto di Dio. Un buon regalo del Giubileo potrebbe essere proprio quello di offrirci reciprocamente speranza – auspica il vicario generale – e di dare ancora forma quotidiana alla speranza che ci appartiene».
Con l’apertura della Porta santa della basilica di San Pietro a Roma, il 24 dicembre di quest’anno, comincia il Giubileo ordinario. La domenica successiva, 29 dicembre, in tutte le cattedrali i vescovi celebreranno l’eucaristia come solenne apertura dell’anno giubilare. Il papa lo farà a San Giovanni in Laterano. Altre porte sante verranno aperte il 1° gennaio a Santa Maria Maggiore e il 5 a San Paolo fuori le mura (non è prevista, come per l’Anno della misericordia, l’apertura di Porte sante nelle singole diocesi). Nelle chiese particolari il Giubileo si concluderà il 28 dicembre 2025, mentre a Roma la Porta santa di San Pietro verrà chiusa il 6 gennaio 2026.
Patrizia Parodi
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