Abbazia di Praglia, Teolo
Nel luogo che i romani chiamarono Pratalea per le distese erbose, un lungo viale alberato conduce al complesso monastico benedettino di cui la tradizione storica assegna la fondazione a Maltraverso dei Maltraversi tra l’XI e il XII secolo. Posto sotto la giurisdizione del monastero di Polirone (San Benedetto Po, Mantova) nel 1124, fu eretto in feudo da Federico II nel 1232 e divenne autonomo nel 1304. Nel 1448 l’abbazia fu unita alla congregazione di Santa Giustina di Padova, che dal 1469 ne promosse la ricostruzione e la rinascita spirituale e culturale. Due le soppressioni: nel 1810 a opera di Napoleone e (dopo il ripristino effettuato nel 1834 da Francesco I) nel 1866; tornò ai benedettini nel 1904.
La parte più antica dell’abbazia, unico reperto del primo edificio, è la torre campanaria; iniziata nel 1292, crollò nel 1299 e fu subito ricostruita.
L’attuale complesso architettonico, invece, risale alla nuova costruzione realizzata tra la seconda metà del XV secolo e la prima metà del XVI. La sequenza cronologica nell’edificazione dei quattro chiostri stabilì le linee direttrici di un edificio che si articolò in maniera razionale ed equilibrata, divenendo realizzazione di uno “spazio teologico eloquente”.
Entro il chiostro doppio si sviluppano le celle dei singoli monaci. È questo lo spazio della vita personale, dove si impara a stare da soli (è il significato originario della parola “monaco”), dove è recuperato l’uomo a sé stesso.
Il chiostro pensile (così chiamato perché poggia sulla roccia) è il più piccolo dei quattro chiostri ma dà accesso ad ampi locali che accolgono i momenti della vita comunitaria: la chiesa, il capitolo, la biblioteca, lo scriptorium e l’archivio, il refettorio. Dalla dimensione personale, dunque, si passa a quella cenobitica, della vita in comune.
La chiesa, costruita su disegno di Tullio Lombardo a partire dal 1490, è il centro spirituale della vita del monastero, dove la preghiera personale si fonde con quella comunitaria e la comunità prega per i singoli. Qui la comunità monastica, segno della chiesa orante, offre l’ospitalità liturgica ai fedeli che vengono all’abbazia.
La sala del capitolo, con un grande affresco di Girolamo del Santo raffigurante la Deposizione di Cristo, è il luogo dell’ascolto e della parola, del consiglio e delle elezioni, a cui accedono i monaci membri effettivi del monastero, e perciò “con voce in capitolo”.
La biblioteca è il luogo dello studio. Nella parte antica ha soffitto a cassettoni con tele di Giovan Battista Zelotti e arredo di scaffali settecenteschi; è ricca di circa 100 mila volumi.
A Praglia ha sede anche il laboratorio di restauro del libro, uno dei più importanti centri del settore esistenti al mondo.
Il refettorio è la “mensa dei fratelli”. Ha un affresco di Bartolomeo Montagna che rappresenta la Crocifissione e stalli lignei barocchi, sormontati da intagli di Bartolomeo Biasi raffiguranti massime allegoriche che si richiamano alla regola di san Benedetto.
Il chiostro botanico (così chiamato perché un tempo vi si coltivavano le erbe medicinali) è il primo che si incontra entrando in monastero: è il luogo dell’accoglienza e dell’interscambio tra dentro e fuori. Affacciato a esso è l’appartamento abbaziale, con ciclo pittorico di Ludovico Toeput detto il Pozzoserrato.
Il chiostro rustico in origine era aperto verso la campagna e serviva da deposito degli attrezzi agricoli; oggi è caratterizzato dalla foresteria, cioè “locale per gli ospiti”.
Nella loro lunga storia i monaci hanno svolto diversi lavori: trascrizioni di codici, miniature, coltivazione della terra, preparazione di prodotti terapeutici, creazioni artistiche e artigianali. Ogni fatica e ogni impegno è animato da spirito di povertà e di umiltà, e il lavoro assume il valore di luogo dove si celebra la gloria di Dio. Il labora della regola benedettina acquista però il suo pieno significato integrandosi con l’ora, cioè con l’ascolto della parola di Dio. In questo modo il monaco, in un concetto che affonda le sue radici nella figura stessa di Cristo, vero Dio e vero uomo, mantiene insieme l’apertura a Dio nella preghiera e l’apertura all’umano nella sua dimensione economica, sociale e politica.
Contatti
Indirizzo: Via Abbazia di Praglia, 16 – 35037 Teolo (PD)
Telefono: 049 999 9300
E-mail: info@praglia.it