Santa Maria delle Grazie, Piove di Sacco
La tradizione narra che erano ormai venuti alle armi i due fratelli Sanguinazzi, per assicurarsi la proprietà dell’immagine della Vergine ricevuta in eredità dai genitori, quando un bambino di un anno, tenuto in braccio da una giovane donna, li esortò a deporre le spade e a portare l’immagine contesa in una cappella poco lontana dal castello di Piove, perché lì la Madonna la voleva «collocata a pubblica e perpetua venerazione». Posta fine al litigio, i due fratelli trasportarono l’immagine nel luogo indicato. La devozione dei fedeli aumentava di giorno in giorno e molte erano le offerte date in onore della Madonna, tanto che il papa Innocenzo VIII nel 1484 diede il consenso perché si costruisse una chiesa, che fu denominata Santa Maria delle Grazie. Così la tradizione narra le origini del santuario.
Molti sono gli interventi attribuiti alla Vergine dai fedeli che nel corso dei secoli si sono recati in questa chiesa a chiedere protezione e aiuto, come testimoniano i numerosi ex voto conservati nella cappellina absidale della navata minore. Un fatto, in particolare, è ricordato con grande riconoscenza dalla gente di Piove di Sacco. Nel 1631, infatti, mentre la peste mieteva vittime in tutta Italia, si ritenne di dover prendere provvedimenti per scongiurare l’incalzante pericolo ricorrendo a Dio e alla Vergine con una devota processione al santuario. Tutti, autorità e popolo, parteciparono alla celebrazione di una messa solenne e all’offertorio il podestà e i consiglieri offrirono al celebrante un cero ciascuno. Era il 6 maggio 1631 e i piovesi fecero voto di ripetere ogni anno quella processione perché la Madonna preservasse da ogni male la popolazione. Il bilancio della peste in questa zona non fu tragico come quello registrato a Padova e ancora oggi i piovesi ogni anno a maggio celebrano la festa del Voto, con una fede e una devozione che il tempo non ha intaccato.
Il santuario è costruito a due navate, di cui la maggiore ha il soffitto a capriate e la minore a volte. Lo stile francescano originario, perfetto equilibrio tra linee architettoniche e volumi, ha subito nei secoli dei mutamenti, a causa dei rifacimenti che hanno in parte alterato l’edificio. Il ritorno allo splendore originario si è avuto grazie a un’opera di recupero condotta tra il 1956 e il 1970.
Il pezzo più prezioso, sia dal punto di vista artistico che affettivo, è la Madonna col bambino benedicente dipinta da Giovanni Bellini nel 1478. Avvolta in un manto verde-azzurro, che fa risaltare la colorazione delicata delle sue mani e l’incarnato del bimbo, la Vergine si affaccia a una balconata; sullo sfondo, campi a perdita d’occhio e verdi colline, tipico scorcio della terra veneta inondato dalla viva luce del mattino. La preziosa tavola è racchiusa da una pala in marmo bianco di Carrara, opera di Amleto Sartori (che ha realizzato anche i pannelli del tabernacolo in bronzo argentato raffiguranti le scene del gaudio e del dolore della Vergine e di Cristo). In alto, due angeli reggono il prezioso diadema eseguito, l’originale, dalla scuola d’arte dell’Angelico di Milano con la fusione degli oggetti preziosi donati dai piovesi, quale atto di riconoscente omaggio alla Vergine per aver preservato la città dalle distruzioni della seconda guerra mondiale.
Nel presbiterio spicca il seicentesco altare in legno dorato, sulla cui predella sono tre bassorilievi che rappresentano scene bibliche: Il sacrificio di Abramo, Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia e, al centro L’ultima cena; sono immagini di impronta tradizionale, che si staccano dallo sfondo con tratti rapidi e poco ricercati, ma nello stesso tempo sono ricche di una propria dinamica vitalità e umanità.
Nella chiesa, sulla parete di destra, si conserva una puntuale sintesi visiva dell’episodio prodigioso dei due fratelli duellanti fermati dal bambino. Il dipinto è di autore ignoto ma per caratteri stilistici e tecnica esecutiva si presume realizzato nella prima metà del Cinquecento. Anche altre tele alle pareti della chiesa rappresentano momenti significativi di storia del santuario e della comunità cristiana piovese; non mancano poi temi classici quali l’Annunciazione, la Natività e immagini di santi.
Non ho mai cessato di peregrinare col pensiero alla Madonna delle Grazie, quando non potevo farlo con le mie gambe. Quella nuda umiltà di aspetti naturali, col fiumicello che sfiora il sagrato e si perde tra i campi, e la bellezza profonda di quel giovane volto materno, pallido, assorto, senza sorriso, mi son sempre rimaste in cuore. Di là, da quella solitudine delle mie “basse”, da quella stupenda chiesa “di campagna”, da quella meravigliosa e commovente immagine, viene una voce che dolcemente m’invita, mi chiama.
Che cosa posso rispondere se non: “Ecce, mater, adsum”?
Diego Valeri
O Vergine delle Grazie
potente nostra Mediatrice presso il trono di Dio,
tu rifulgi in cielo di gloria e di splendore.
Ma pur sollevata a tanta altezza,
il tuo cuore materno non rifiuta di soccorrerci
anche nelle piccole cose materiali,
che tanto angustiano la nostra vita.
Prostrato ai tuoi piedi, ti prego, Madre buona,
di venire in mio aiuto.
Con la sollecitudine con cui a Cana allietasti due giovani sposi,
concedimi la grazia, che ardentemente imploro…
Te la chiedo per l’amore che porti al tuo Gesù.
Ave Maria…
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