Oratorio di Pozzoveggiani San Michele Arcangelo, Padova
Il fascino di una storia bimillenaria, ricca di preziose memorie, un luogo che non ha mai cessato di testimoniare l’aspirazione dell’uomo al divino e all’eternità. Qui la storia ha lasciato il segno, nelle stratificazioni materiali che si succedono nell’edificio; pietre che non parlano solo di trasformazioni architettoniche ma sono anche tracce della sensibilità religiosa che ha animato gli uomini di ogni tempo, espressa nelle forme e nei modi propri di ciascuna epoca.
Eretto su un tempietto romano alla dea fortuna (I secolo d. C.), il primo luogo di culto era un’aula quadrata, di tipica forma longobarda, e dedicato a san Michele arcangelo (santo a cui, all’epoca, erano innalzate numerose cappelle nelle aree cimiteriali, perché ritenuto responsabile della pesatura delle anime dei defunti). Questa prima cella fu costruita nel VI o VII secolo dopo Cristo con mattoni romani di recupero e decorata qualche secolo dopo da un fregio di formelle in terracotta raffiguranti i simboli del cristianesimo: la colomba, la colonna del tempio, la croce, oggi visibili nella parete sud. Durante l’invasione degli ungari, nell’899, il piccolo edificio subì seri danni e si rese necessaria una ricostruzione. Tra il X e l’XI secolo l’aula quadrata divenne la parte anteriore di una chiesa a tre navate, una piccola basilica di stile preromanico che visse il suo massimo splendore nei due secoli successivi e poi iniziò a decadere. L’abbattimento delle due navate laterali, eseguito fra il 1585 e il 1619, ha ridotto l’edificio alle dimensioni odierne.
Gli affreschi alle pareti dell’oratorio hanno un profondo significato liturgico e si riferiscono alle due fasi più importanti della vita della chiesetta: quella iniziale e quella del massimo splendore. Entrambi i cicli di affresco riecheggiano una devozione agli apostoli, collegata con la professione del credo cattolico in opposizione alle eresie diffuse nei vari secoli. Il ciclo più antico, quello sulla parete sinistra, si colloca tra il X e l’XI secolo e rappresenta figure di apostoli che reggono in mano il libro o il rotolo, simbolo della legge divina o della dottrina della fede.
L’altro ciclo di dipinti, datato tra il XII e il XIII secolo, si trova nell’abside ed è diviso in tre registri: in quello superiore è il Cristo Pantocrator circondato dai simboli degli evangelisti Marco e Luca; nel mediano è affrescata la teoria degli apostoli (fra cui è san Prosdocimo), interrotta al centro dalla raffigurazione di un pellicano che porta nutrimento ai suoi piccoli, simbolo di Cristo e dell’eucarestia. La fascia inferiore, infine, è decorata da due scene, una realistica e l’altra fantastica: da una parte una serie di cavalieri armati di lunghe lance, scudo, corazza e spada, dall’altra parte una mostruosa creatura e un leopardo danno la caccia al pavone; il bestiario che popola queste scene è carico di simbologia e rappresenta il quadro in cui si svolge lo scontro fra gli uomini: il leopardo è l’orgoglio, sirena e cinghiale rappresentano le forze del male, gufo e civetta sono la morte, pavone e fagiano, infine, simboleggiano la vita eterna.
Una limitata gamma di colori, il rosso e l’ocra, i bruni e il bianco; un linguaggio espressivo che nasce da una esperienza spirituale e artistica, vigoroso nel disegnare la figura con grossi segni scuri sottolineati dal colore; grandi occhi scuri nei volti dipinti con pochi tratti essenziali. Sono tutti elementi che concorrono a fare di questi personaggi i simboli di un messaggio cristiano forte, che si fa insegnamento per gli uomini di ieri e di oggi. Nell’abside dell’oratorio di Pozzoveggiani è infatti rappresentata la vita terrena come scontro tra bene e male, dove la posta in gioco è il Paradiso a cui Dio consente di accedere grazie al sacrificio di Cristo, unico mediatore di salvezza; depositaria di questa verità è la Chiesa, i cui testimoni sono i santi e gli apostoli.
Contatti
Indirizzo: via Pozzoveggiani 4/6, 35124 Padova
Telefono: 049 801 0183