Madonna Pellegrina, Padova
Nacque da un voto. Dal voto di un vescovo che in tempo di guerra chiese la protezione per la città di cui gli era stata affidata la cura. Era l’anno 1943 e il vescovo di Padova mons. Agostini fece una solenne promessa: se la città si fosse salvata dalla distruzione totale minacciata dai bombardamenti, si sarebbe eretta in onore del Cuore Immacolato di Maria una nuova chiesa alla periferia della città. La parola fu mantenuta e, concluso il conflitto bellico, l’8 dicembre 1948 fu benedetta la prima pietra dell’edificio che il 10 dicembre 1950 accolse l’ingresso dell’immagine della Vergine, reduce da un lungo viaggio. Durante l’anno santo 1950, infatti, la Madonna si fece pellegrina passando di contrada in contrada, di paese in paese e visitando così tutte le parrocchie della diocesi.
Con il cuore aperto sul petto, nella mano destra la corona del rosario, sul braccio sinistro il figlio Gesù, Maria portava un messaggio di pace, il conforto per i danni provocati dalla guerra e per le ferite non ancora cicatrizzate, la voglia e la forza per ricominciare, per impegnarsi in una ricostruzione morale e cristiana oltre che materiale. Questo passaggio per le povere contrade della diocesi fu un incontro profondamente vissuto dai fedeli; ciascuno sentiva propria questa Madonna che andava a casa sua, che si avvicinava a lui, che si passava di mano in mano all’incontro di folle in processione: ai crocevia, chi l’aveva già ospitata andava a cederla a chi la doveva accogliere e poi, in un corteo festoso e devoto, la accompagnava alla propria chiesa. Una Madonna di tutti, vicina, concreta, amica e confidente, che l’8 settembre 1988 fu solennemente incoronata dal vescovo di Padova mons. Filippo Franceschi.
In questi anni il santuario della Madonna Pellegrina si è arricchito di pregevoli opere d’arte. A sinistra rispetto all’altare maggiore si trova un Cristo crocifisso in legno della prima metà del Cinquecento; ai suoi piedi è un’acquasantiera di fattura veneta dello stesso periodo. Sopra la porta di accesso alla cappella del Santissimo troneggia una statua della Madonna, opera in terracotta risalente al XV secolo. Nella cappella sono custoditi alcuni dipinti del Settecento: sulla parete destra due grandi tele raffigurano una San Carlo e l’altra la Fuga in Egitto, mentre una tela quadrata rappresenta i Santi padovani; sulla parete opposta una Annunciazione e una Visitazione. Dietro l’altare, in alto, il Cristo in legno è opera tipica del barocco veneto seicentesco. Sulla parete destra, infine, sono raccolte 14 incisioni della Via crucis, opera di un artista veneziano del Settecento.
L’esempio di Maria costituisce un forte richiamo ai credenti di compiere il pellegrinaggio più necessario e certamente il più fruttuoso: quello che conduce nel cuore del Vangelo. In quelle profondità troveremo energie di conversione, di rinnovamento e di progresso spirituale. La parola di Gesù è una “spada a doppio taglio”, che recide in noi le radici guaste dell’egoismo, della superbia e del conformismo alla mentalità pagana. La parola di Gesù è lampada che illumina la nostra condotta, affinché possa vincere la tentazione delle promesse inutili e si qualifichi come albero che produce buoni frutti. La parola di Gesù conduce i credenti sia all’esperienza della preghiera nel tempio sia all’impegno del “buon samaritano” per soccorrere i tanti fratelli emarginati lungo le strade difficili del mondo.
† Mons. Martino Gomiero - vescovo di Adria e Rovigo
Trovandosi dunque colà [all’Arcella] con i frati, la mano del Signore si aggravò su di lui, e crescendo il male con molta violenza suscitava forte ansietà. Dopo breve riposo, fatta la confessione e ricevuta l’assoluzione, egli cominciò a cantare l’inno della Vergine gloriosa: «O Gloriosa Domina, sublimis inter sidera…». Com’ebbe finito, levando d’improvviso gli occhi al cielo, con sguardo estasiato mirava a lungo dinanzi a sé. Chiestogli dal fratello che lo sorreggeva che cosa vedesse, rispose: «Vedo il mio Signore». I frati presenti, sentendo che si avvicinava il suo felice passaggio, decisero di amministrare al santo l’unzione degli infermi. Allorché il fratello che recava, come d’uso, l’olio santo gli si fu accostato, il beato Antonio guardandolo disse: «Non è necessario, fratello, che tu mi faccia questo, ho infatti già questa unzione dentro di me… Tuttavia, è cosa buona per me, e la gradisco molto». Si sostenne ancora per qualche tempo, quindi la Sua Anima Santa venne assorbita nell’abisso della Luce che non tramonta.
Racconto del Transito dalla prima biografia di sant’Antonio - Assidua - Rigaldina (cap. 17)
Santa Maria, compagna di viaggio
Santa Maria, madre tenera e forte,
nostra compagna di viaggio sulle strade della vita,
ogni volta che contempliamo le cose grandi
che l’Onnipotente ha fatto in te,
proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze
che sentiamo il bisogno di allungare il passo
per camminarti vicino.
Asseconda, pertanto,
il nostro desiderio di prenderti per mano
e accelera le nostre cadenze di camminatori un po’ stanchi.
Divenuti anche noi pellegrini nella fede,
non solo cercheremo il volto del Signore
ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana
verso coloro che si trovano nel bisogno,
raggiungeremo in fretta la “città”
recandole gli stessi frutti di gioia
che tu portasti un giorno a Elisabetta lontana.
Amen.
† Mons. Tonino Bello vescovo di Molfetta
Contatti
Indirizzo: via G.F. D’Acquapendente 60, 35126 Padova
Telefono: 049 685 716
E-mail: info@madonnapellegrina.it | parrocchiamp@gmail.com