Beata Vergine Assunta, Monteortone
Era il maggio del 1428 quando Pietro Falco, uomo d’armi, venne a Monteortone a cercare sollievo alle sue vecchie ferite di guerra. Pochi i benefici delle cure termali, ma grande era la fede di Pietro, che era solito ritirarsi a pregare in un boschetto ai piedi del colle, vicino a una sorgente. Qui un giorno gli apparve la Vergine e così gli parlò «Va’, Pietro, e in questo mio fonte lavati, che recupererai la sanità. Risanato, cerca nel fondo delle acque, che ivi tra i sassi sepolto ritroverai un quadretto con la mia immagine. Manifesta a tutti, con la grazia ricevuta, il quadro ritrovato, dichiarando che questo luogo silvestre è in mia protezione e che bramo per l’avvenire sia qui riverito il nome del mio santissimo figlio e mio».
Così accadde, e la notizia si diffuse rapidamente, richiamando folle di pellegrini, devoti e malati. Pochi mesi dopo il vicario della diocesi di Padova autorizzò la costruzione di una chiesa e un monastero nel luogo del prodigio. In un primo momento fu costruito un oratorio, l’attuale sacello che contiene la sacra immagine, dietro l’inferriata dell’altare maggiore. I lavori di costruzione della chiesa si svolsero poi in soli sette anni, dal 1428 al 1435. Danneggiato nell’incendio del 1441, l’edificio fu ampliato e riconsacrato nel 1495 e da allora è meta continua di pellegrinaggi e processioni. Accanto al santuario sorse poi il monastero, per ospitare i padri agostiniani che dovevano avere cura della chiesa.
Alla destra dell’ingresso del santuario, all’esterno, una scaletta scende alla grotta della Vergine, costruita sul luogo dove la Madonna apparve a Pietro Falco e dove sgorgavano due getti d’acqua: uno, quello originario, salso e tiepido, e l’altro, scaturito nel 1429 durante i lavori di scavo per le fondamenta del sacello, dolce e fresco; per entrambi sono documentate guarigioni prodigiose.
Alla chiesa, costruzione ampia e armoniosa di stile lombardo, si accede attraverso il portale barocco, che sui battenti reca impressi gli strumenti della passione (chiodi e tenaglie, corona di spine, flagello, calice, colonna con gallo, velo della Veronica e la croce). L’arredo interno è costituito da affreschi del XV secolo attribuiti a Jacopo da Montagnana (parte superiore della navata sinistra e cappella absidale della navata sinistra) e da tele di Palma il Giovane (Cristo crocifisso tra i santi Agostino e Girolamo nella cappella absidale della navata sinistra), dell’Aliense (Santa Monica fra i santi Agostino e Nicola da Tolentino nel transetto destro), di G. B. Bissoni (Cristo risorto e la Maddalena sopra l’altare del Santissimo nel transetto destro); a Baldassarre Longhena sono attribuiti gli altari delle cappelle absidali destra e sinistra.
Ma il centro dell’attenzione è la cappella maggiore, affrescata da Jacopo da Montagnana con L’assunzione di Maria al centro della volta e, sotto, una serie di scene dell’antico testamento, episodi della vita di Maria e la Storia del quadro miracoloso. Dietro la grata si intravvede il sacello che custodisce il quadro della Vergine e i due stanzini oltre i cancelli in ferro battuto conservano i sassi tra cui Pietro Falco trovò la sacra immagine.
Hanno occhi grandi ed espressivi i personaggi del quadretto miracoloso. Ciascuno trasmette il proprio messaggio ma tutti mirano allo stesso obiettivo: la conversione del cuore e della mente. L’espressione dolce e misericordiosa della Madonna, lo sguardo profondo di san Cristoforo, protettore dei pellegrini, e quello vigile e indagatore di sant’Antonio abate, che guarda fisso il fedele richiamandolo con il campanello nella mano destra, invitano ad affidarsi a Dio, a camminare con fiducia sulla strada che porta a lui. Singolare, nella composizione, è la presenza di due Gesù, uno che si stringe sicuro e fiducioso tra le braccia della Vergine Madre e l’altro in atto di benedire sulla spalla destra di san Cristoforo.
O Immacolata Maria
Vergine purissima, Madre del Verbo eterno
fatto uomo per noi, eccoci qui prostrati
per venerare la vostra miracolosa immagine
e a supplicare l’amabilissimo e materno vostro Cuore
del vostro divin Figlio Gesù il perdono dei peccati,
la perseveranza finale e tutte quelle grazie
di cui abbiamo bisogno.
In mezzo alle tribolazioni e afflizioni
che da ogni parte ci angustiano,
noi ricorriamo a voi, o Maria,
che siete “Fonte di salute e di grazia”
e da voi speriamo di ottenere aiuto e conforto.
Deh, rivolgete a noi, o gran Vergine,
i vostri occhi misericordiosi
e, da quell’amorosa e tenera Madre che siete,
esaudite propizia le nostre suppliche
e ricolmateci delle celesti vostre benedizioni.
Salve Regina…
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